Generale e uomo politico polacco. Dopo aver militato nell'Armata polacca durante
la seconda guerra mondiale, nel 1946 conseguì la laurea presso
l'Accademia militare. Eletto deputato al Parlamento (1961), entrò a far
parte del comitato centrale del POUP. Ministro della Difesa dal 1969, fu
nominato primo ministro e segretario del Partito comunista nel 1981, per
favorire una soluzione interna alla grave crisi polacca. Insediatosi al potere,
J. attuò una drastica repressione nei confronti del sindacato
Solidarnosc, dichiarandolo fuorilegge e incarcerandone il leader L. Walesa.
Negli anni successivi ammorbidì le sue posizioni avviando un dialogo con
la Chiesa cattolica, rappresentata dall'arcivescovo Jozef Glemp, primate di
Polonia. Eletto presidente del Consiglio di Stato nel 1985, carica equivalente a
quella di presidente della Repubblica, continuò, seppure a tratti, la
difficile strada del dialogo con la classe operaia, cercando, con scarsi
successi, di restringere gli spazi del sindacato Solidarnosc e, nel contempo, di
guadagnarsi l'appoggio della Chiesa. La sua volontà riformatrice,
accompagnata dalla convinzione che un cambiamento troppo brusco avrebbe
irrigidito l'ala più intransigente del Partito, ottenne il primo successo
quando, al Congresso del POUP del 1988, riuscì a far accettare una linea
di apertura verso i sindacati. La conseguenza immediata fu la legalizzazione,
dopo dieci anni di lotte, di Solidarnosc. Nello stesso anno
J. fu eletto
presidente della Repubblica, carica che conservò fino a quando, dopo le
prime libere elezioni nel dicembre 1990, gli successe Lech Walesa. Nel 1993
iniziò un processo a suo carico per l'uccisione di diversi lavoratori
durante gli scioperi del 1970, processo che venne interrotto nel 1996 per
questioni giurisdizionali (n. Lublino 1923).